CIOOSEN
La sfida

Svizzera

maggio, 1993

Dopo il primo incontro tre anni prima in Italia, l’anno dopo in Giappone e lo stesso anno in Lussemburgo, ho finalmente la fortuita occasione di lavorare per la prima volta con il mio futuro maestro, in Svizzera nel maggio 1993. L’esperienza della “prima volta” fu terribile e stupefacente allo stesso tempo, incredibile, un vero pilastro della mia vita e dell’insegnamento nella tradizione giapponese. Alla fine il maestro disse solo una parola: Cioosen, la sfida.

CIOOSEN la sfida

Juniperus rigida   h.70cm vaso Tokoname

Autore Masahiko Kimura    Foto Antonio Attini

Logo di Giuseppe Attini derivato dal bonsai “La Sfida” simbolo della Fuji Kyookai Bonsai scuola d’avanguardia.

Per comprendere l’esperienza che ho ricordato, che segna anche la base per l’inizio dell’epistolario col  maestro e l’inizio degli studi con lui, vi riepilogo il racconto per sommi capi.

Il primo Maggio 1993 il mio amico Pius Notter organizza un seminario col Maestro a casa sua, a Boswil in Svizzera, con persone provenienti ognuna da uno stato europeo. Come italiano partecipavo evidentemente io.

Con la mia prof di giapponese, Sawa, e Maria Teresa iniziamo l’avventura di questo giorno mitico. La saletta è un po’ piccolina e i seminaristi molto seri e composti. Si inizia a lavorare: il Maestro chiede le idee dei partecipanti su ogni bonsai. L’unico folle dei cinque seminaristi ad aver portato una pianta importante ero io, gli altri, sotto consiglio degli organizzatori, avevano portato piantine semplici e veloci. Questo seminario infatti non era in programma, perché il Maestro era lì per una vacanza dopo il congresso europeo in Lussemburgo; del resto si sa che Kimura sensei nei seminari non interviene nei seminari sulle piante, e tanto meno fa scultura.

“Con il mio Ginepro che era evidentemente da scolpire, esulavo dal programma, e già questo causava malumori. ”

Ad un certo punto, dopo interventi minimi, il sereno Maestro in vacanza mi dice di passare alla legatura dei rami. Ora questo voleva dire non scolpire, cioè non fare quello per cui avevo sperato e lavorato tanto… Protesto e chiedo di intervenire sul legno; il Maestro mi spiega in tutta pacatezza, come un saggio taoista, che la scultura con utensili elettrici non è una cosa che si fa nei seminari, e, comunque, è una cosa difficilissima da realizzare bene. Non contento, un po’ deluso e un po’ incosciente, prendo la fresa in mano ed inizio a scolpire.

D’un tratto, come se un pianeta maligno lo avesse acceso d’ira, col volto tramutato in una maschera da demone del teatro NO, mi lancia un’occhiata fulminante e mi dice: “No! La fresa disturba gli alti!” La mia impensabile, inaccettabile disubbidienza ed impertinenza lo aveva alterato e la cosa si stava mettendo male…Senza in realtà decidere il tutto per tutto, disperato e fors’anche piangente,insisto nel mio imperdonabile atteggiamento, e, su consiglio dell’amico Pius, vado nello stanzino buio accanto e continuo ad usare la fresa e cercar di scolpire il mio pure pungente bonsai.

Ogni tanto il Maestro apre la porta, mi guarda ogni volta con una maschera diversa, tra furia e ferocia, sguardi crucciati e truci, gesti d’ira e scatti di violenza, sempre sbattendo la porta, richiudendomi nello stanzino, solo con il mio bonsai e le mie infrante speranze. Ormai il tempo passava irrefrenabile, disperato, tento il tutto per tutto.

…lo studio dei controvena nello shari…

Del tutto casualmente mi ero portato un regalino per il Maestro da donargli a fine lavoro in ringraziamento, non tanto del seminario, quanto della sua opera d’artista d’avanguardia bonsai con il quale mi sarebbe piaciuto avere un confronto culturale. Allora come oggi ho una tale ammirazione per il Maestro, come uomo e artista, forse perché nelle montagne in cui vivo abbondano forme con componenti scultoree

“in Larici, Pini e Ginepri, che rivedo nella sua opera, una grande bellezza naturale. ”

Decido quindi di dargli il dono lì, in mezzo a tutti, a metà seminario, nel tumulto e nel marasma generale, sperando che almeno questo importante dono lo smuovesse. Sawa incomincia a tradurre, un po’ divertita, un po’ esterefatta, mentre il Maestro si mette sull’attenti e accende la sigaretta come fa di solito quando riceve doni.

L’importante regalo che mi ero portato consisteva in un bracciale  egizio del Medio Regno, in Faience, antico di oltre tremila anni.

…il dono…

Non appena Kimura sensei comprende la rarità del dono, appassionato a mia insaputa di egittologia, si trasforma, sconvolto e stupefatto come un bambino, corre per la stanza a passo svelto gridando ai suoi assistenti giapponesi di questo meraviglioso dono che gli avevano fatto!

Attivato e acceso, come vero artista può fare, si complimenta, scolpisce, insegna. Oltre a fresare personalmente e spiegare cose incredibili, praticamente trasforma il seminario in una dimostrazione collettiva. Ricordo il fotografo che si lanciava da una parte all’altra della sala, come appeso a liane, per fare fotografie e godersi lo spettacolo. Gli altri seminaristi, intanto, tramavano la mia morte per digiuno a vita!

…solo nello stanzino…

In quella dimostrazione il Maestro spiegò molte tecniche, dall’importanza della alternanza nella scultura tra parti semplici e parti complesse per non creare una figura troppo complessa: alternanza tra piccolo e grande, tra dentro e fuori. I vecchi rami che scendono dalla chioma seguendo le curve del tronco, e le pieghe a spacco che non danneggiano i rami, almeno nelle sue mani, così come la puntura d’un’ape non fa nulla. Ed ancora trasporti di vene e tagli contro vena davvero inimmaginabili.

Il Maestro era molto creativo ed eccitatissimo, ecco perché ha creato un capolavoro, cosa che raramente ha fatto nelle dimostrazioni.

A fine lavoro mi dona delle fotografie del suo più bel bonsai, “il dragone”, che aveva portato come dono a Felipe Gonzales, allora presidente della Spagna e suo importante cliente, e mi fa una dedica sulla cintura del Kimono: CIOOSEN, la sfida.

Ho chiamato questo bonsai “La sfida”, da cui deriva il logo, opera di Giuseppe Attini, della mia scuola, la Fuji Kyookai Bonsai, e quando al crepuscolo vedo le pieghe di quel tronco scolpito, oltre al ricordo di quel memorabile giorno, mi vengono in mente i lavori su marmo del divino Michelangelo.

…ad opera compiuta…

La dedica “CIOSEN” sulla fascia del kimono

In una sua lettera del dicembre dello stesso anno il Maestro mi dirà: “Il gioiello è esposto in sala con altri doni di amici. La sfida è come due famosi pionieri velisti, Kenichi Horie che va e diventa la prima persona ad attraversare a vela l’Oceano Pacifico nel 1962, vince, e diventa un eroe, e l’altro, Naoki Uemura, tenta la stessa impresa ma fallisce e muore”. Non deve stupire se il maestro cita due persone impegnate nella “navigazione estrema”, forse non tutti sanno che Kimura sensei è appassionato di caccia e pesca, soprattutto di pesca d’altura: quando si concede un po’ di tempo fuori dal bonsai va con un gruppo d’amici a pesca nell’Oceano. Per Lui Kenichi Horie è un eroe.

Massimo Bandera